Party Smasher - 2010
1."Farewell, Mona Lisa"
2."Good Neighbor"
3."Gold Teeth on a Bum"
4."Crystal Morning"
5."Endless Endings"
6."Widower"
7."Room Full of Eyes"
8."Chinese Whispers"
9."I Wouldn't If You Didn't"
10."Parasitic Twins"
Tanta attesa e tante aspettative hanno preceduto il neonato prodotto dei Dillinger Escape Plan che, concluso l'importante cammino con la Relapse Record, decidono di affidarsi alla loro Party Smasher. Le mie orecchie erano bramose di “divorare” l'ultima fatica di Weinman&Co. per appurare se veramente tutte quelle dichiarazioni fossero solo fumo negli occhi oppure annunciassero un vero capolavoro.
Lo stile Dillinger ormai lo si conosce, senza porsi alcun limite compositivo riescono a combinare hardcore, metal, grindcore, free jazz, rock e sembra che questo disco rientri a pieno nei parametri della band. Già nel precedente “Ire Works” si poteva notare un avvicinamento ad alcune sonorità un pò più orecchiabili, con qualche ritornello a richiamare le orecchie meno abituate a sonorità forti; qui la sempre ottima voce di Greg Puchato, perfettamente amalgamata ai fraseggi strumentali, alterna spesso la sua brutalità con melodie pattoniane appassionanti quanto dinamiche.
Assolutamente bisogna spendere una parola a favore dell'ultimo arrivato Billy Rymer, riuscito immediatamente ad inserirsi in questa macchina infernale, perfettamente integrato nello stile creativo dillingeriano facendo anche trasparire lievi sentori della sua estrazione rock.
Possiamo affermare che per l'ennesima volta i D.E.P hanno dato libero sfogo alle loro menti e senza badare alle critiche si sono lasciati trasportare totalmente dalle contaminazioni (ormai affezionato Weinmann all'ausilio dell'elettronica e del piano) affermandosi ancora un gruppo in continua evoluzione, mai statico, mantenendo integra la loro personalissima radice, unica e moderna.
Un album da ascoltare diverse volte per comprenderlo al meglio, ma le asimmetrie ritmiche, i continui saggi jazzistici e la potenza selvaggia di questa band non potranno che infine conquistarvi. Ottimo!
Post-it
http://www.myspace.com/dillingerescapeplan
1."Farewell, Mona Lisa"
2."Good Neighbor"
3."Gold Teeth on a Bum"
4."Crystal Morning"
5."Endless Endings"
6."Widower"
7."Room Full of Eyes"
8."Chinese Whispers"
9."I Wouldn't If You Didn't"
10."Parasitic Twins"
Tanta attesa e tante aspettative hanno preceduto il neonato prodotto dei Dillinger Escape Plan che, concluso l'importante cammino con la Relapse Record, decidono di affidarsi alla loro Party Smasher. Le mie orecchie erano bramose di “divorare” l'ultima fatica di Weinman&Co. per appurare se veramente tutte quelle dichiarazioni fossero solo fumo negli occhi oppure annunciassero un vero capolavoro.
Lo stile Dillinger ormai lo si conosce, senza porsi alcun limite compositivo riescono a combinare hardcore, metal, grindcore, free jazz, rock e sembra che questo disco rientri a pieno nei parametri della band. Già nel precedente “Ire Works” si poteva notare un avvicinamento ad alcune sonorità un pò più orecchiabili, con qualche ritornello a richiamare le orecchie meno abituate a sonorità forti; qui la sempre ottima voce di Greg Puchato, perfettamente amalgamata ai fraseggi strumentali, alterna spesso la sua brutalità con melodie pattoniane appassionanti quanto dinamiche.
Assolutamente bisogna spendere una parola a favore dell'ultimo arrivato Billy Rymer, riuscito immediatamente ad inserirsi in questa macchina infernale, perfettamente integrato nello stile creativo dillingeriano facendo anche trasparire lievi sentori della sua estrazione rock.
Possiamo affermare che per l'ennesima volta i D.E.P hanno dato libero sfogo alle loro menti e senza badare alle critiche si sono lasciati trasportare totalmente dalle contaminazioni (ormai affezionato Weinmann all'ausilio dell'elettronica e del piano) affermandosi ancora un gruppo in continua evoluzione, mai statico, mantenendo integra la loro personalissima radice, unica e moderna.
Un album da ascoltare diverse volte per comprenderlo al meglio, ma le asimmetrie ritmiche, i continui saggi jazzistici e la potenza selvaggia di questa band non potranno che infine conquistarvi. Ottimo!
Post-it
http://www.myspace.com/dillingerescapeplan
Etichette: math-core, recensione, The Dillinger Escape Plan
2010 – Rise Records
1.Devolver
2.Mouthbreather
3.Running through walls
4.Smoke Breaks
5.Need New Conspirators
6.Shouting Fire in a Crowded Room
7.Needs
8.Meet Me in the Bone Orchard
9.Crowbait
10.When Exiting Your Vehicle
11.Night Errors
12.Crawling Home
Li avevamo lasciati con Silent Treatment quando, alla fine del tour, non si sapeva bene quale sarebbe stato il futuro della band.
Ebbene, sono tornati! Sì, ma non tutti; gran parte del cuore dei The Bled ha deciso di proseguire per altre strade. Brad Murray (basso), Josh Skibar (batteria) e Robbie Burbidge (chitarra) hanno così sostituito Darren Simoes , Mike Pedicone e Ross Ott; un sconvolgimento piuttosto notevole della line-up se si pensa che gli ormai ex erano presenti fin dall'esordio con Pass The Flask.
I nuovi arrivati si sono messi subito al lavoro e Heat Fetish è il prodotto della nuova era dei The Bled. Seppur la matrice rimanga la stessa, si parte sempre dal classico post-hardcore, salta subito all'occhio (nello specifico caso all'orecchio) una generale marcata pesantezza di suono.
Le chitarre ostentano un po' più di tecnica con alcuni riff che tendono timidamente la mano al metalcore; ogni tanto sembra di ritrovare note leggermente prog, ma anche sonorità che passano dagli ultimi Every Time I Die ai Converge.
Anche l'originale voce di James Muñoz si è fatta contagiare così che, in alcuni tratti, dà sfogo ad uno scream molto distorto e un po' più cupo che sottolinea come si voglia intraprendere un cammino leggermente diverso da quello percorso fino ad ora.
Tirando le somme, mi sembra ci sia stata una leggera omologazione dei suoni a discapito del sound che li caratterizzava, perdendo così un po' di personalità.
Post-it
http://www.myspace.com/thebled
1.Devolver
2.Mouthbreather
3.Running through walls
4.Smoke Breaks
5.Need New Conspirators
6.Shouting Fire in a Crowded Room
7.Needs
8.Meet Me in the Bone Orchard
9.Crowbait
10.When Exiting Your Vehicle
11.Night Errors
12.Crawling Home
Li avevamo lasciati con Silent Treatment quando, alla fine del tour, non si sapeva bene quale sarebbe stato il futuro della band.
Ebbene, sono tornati! Sì, ma non tutti; gran parte del cuore dei The Bled ha deciso di proseguire per altre strade. Brad Murray (basso), Josh Skibar (batteria) e Robbie Burbidge (chitarra) hanno così sostituito Darren Simoes , Mike Pedicone e Ross Ott; un sconvolgimento piuttosto notevole della line-up se si pensa che gli ormai ex erano presenti fin dall'esordio con Pass The Flask.
I nuovi arrivati si sono messi subito al lavoro e Heat Fetish è il prodotto della nuova era dei The Bled. Seppur la matrice rimanga la stessa, si parte sempre dal classico post-hardcore, salta subito all'occhio (nello specifico caso all'orecchio) una generale marcata pesantezza di suono.
Le chitarre ostentano un po' più di tecnica con alcuni riff che tendono timidamente la mano al metalcore; ogni tanto sembra di ritrovare note leggermente prog, ma anche sonorità che passano dagli ultimi Every Time I Die ai Converge.
Anche l'originale voce di James Muñoz si è fatta contagiare così che, in alcuni tratti, dà sfogo ad uno scream molto distorto e un po' più cupo che sottolinea come si voglia intraprendere un cammino leggermente diverso da quello percorso fino ad ora.
Tirando le somme, mi sembra ci sia stata una leggera omologazione dei suoni a discapito del sound che li caratterizzava, perdendo così un po' di personalità.
Post-it
http://www.myspace.com/thebled
Etichette: post-hardcore, recensione, The Bled
Primo video tratto dal nuovo album in uscita "Option Paralysis"
Etichette: news, The Dillinger Escape Plan
Iscriviti a:
Post (Atom)