2010 - Dine Alone 

1.Dog's Blood
2.Grey
3.Black As Jet
4.Vex















A un anno dall'uscita di Old Crowns/Young Cardinals gli Alexisonfire sono già in studio. Decidono così di pubblicare quattro pezzi per dare ai fans la possibilità di percepire i loro progressi nell'elaborazione di lavori futuri. 

Bastano infatti pochi minuti di ascolto per capire che la band canadese si è divertita un pò nella sperimentazione di altre sonorità.
Nel complesso si avvertono atmosfere più cupe; la voce di Dallas Green è limitata ad una breve comparsa in una sola canzone mentre viene dato campo libero allo scream di George Pettit, così come per gli altri componenti, che si lasciano andare in ampie estensioni strumentali.

Un ascolto sicuramente interessante, in controtendenza all'andamento del mercato che sembra selvaggiamente abusare di melodie nauseanti. Ma fortunatamente si sta parlando di una band canadese, mica americana!

Post-it

http://www.myspace.com/alexisonfire

Supernatural Cat - 2009

1.Reflections
2.Oxygen
3.Controversial
4.Science
5.Magic
6.Sound
7.Colours
8.There










Gli I.C.O. avevano già stupito al loro esordio con un post-hc potente e ben strutturato; Controverso consacra senza alcun dubbio la maturità della band.
Ritmiche spigolose, voce rabbiosa e riff nevrotici diventano marchio di fabbrica di uno stile personalissimo nel quale possiamo trovare riferimenti a Botch e Norma Jean di O' God The Aftermath aggiungendo un pizzico di math-core.
Pur mantenendo alto il tiro per tutto l'album, ogni tanto il ritmo serrato trova ampi respiri in piacevoli bridge; si nota infatti un miglioramento compositivo ed anche un ottimo lavoro della voce.

Assolutamente pronti per affrontare palchi più grandi, non sarà mica l'ora di cominciare anche ad esportarli all'esero?!

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http://www.myspace.com/incomingcerebraloverdrive

Visible Noise/Epitaph Records - 2010

1. "Crucify Me"
2. "Anthem"
3. "It Never Ends"
4. "Fuck"
5. "Don't Go"
6. "Home Sweet Hole"
7. "Alligator Blood"
8. "Visions"
9. "Blacklist"
10."Memorial"
11."Blessed with a Curse"
12."The Fox and the Wolf"






Devo ammetterlo, non avrei mai detto di ritrovarmi a recensire tale band. Se non altro per esprimere la mia assoluta avversione verso quella tipologia di gruppi estremamente “modaioli” che spesso mettono più in risalto l'originalità della loro felpa/scarpa/cappellino/... piuttosto che l'originalità di un loro riff di chitarra. 
Ma sono qui per parlare di musica e cercherò di farlo senza pregiudizi. 

I BMTH sembra abbiano deciso di continuare il loro percorso abbandonando definitivamente  il death-core, genere del quale erano bandiera, per abbracciare il post-hc. Possiamo ora dire che di death ormai non è rimasta alcuna traccia, tutt'altre sonorità ci fanno sentire questi ragazzini, senza comunque rinunciare ad alcune loro caratteristiche come i break metal-core, alcuni richiami all'elettronica e le sempre presenti chitarre super compresse.

Il cambiamento di rotta mi è piaciuto e penso vada incoraggiato. Mi chiedo se i loro accaniti fans frangiati accetteranno questo nuovo percorso, ma per la maggior parte di loro so già, purtroppo, che la risposta sarà senza alcun dubbio affermativa, in quanto ha più importanza la band come status symbol rispetto al loro prodotto musicale. Cazzo, sono ricaduto nei pregiudizi! Scusate.

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http://www.myspace.com/bmth

Norma Jean - Meridional

Razor&Tie - 2010

1.Leaderless and Self Enlisted
2.The Anthem of the Angry Brides
3.Deathbed Atheist
4.Bastardizer
5.A Media Friendly Turn for the Worse
6.Septentrional
7.Blood Burner
8.High Noise Low Output
9.Falling from the Sky: Day Seven
10.Everlasting Tapeworm
11.Occidental
12.The People That Surround You on a Regular Basis
13.Innocent Bystanders United





E' Meridional il quinto album della band di Atlanta, primo lavoro per l'etichetta Razor&Tie, avendo definitivamente abbandonato la Solid State.

Durante l'ascolto avvertiamo subito un sound diverso da quello caratteristico; nulla di sconvolgente, ma per chi segue da molto questa band è facile notare alcune variazioni stilistiche. Una batteria decisamente più “dritta” del solito e riff di chitarra meno spigolosi, che ogni tanto sfociano nel melodico. Anche la voce utilizza sempre più frequentemente un timbro più pulito, dosando gli sfoghi potenti. In generale si respira un'atmosfera più ariosa con ritmiche meno serrate; sembra quasi ci si voglia avvicinare a caratteristiche di più facile ascolto.
Sono assolutamente tutt'altro che contrario ai cambiamenti ed è importantissimo che ogni band provi ad evolvere il proprio sound, ma non penso che con questo lavoro si sia raggiunto uno sviluppo completo, perdendo un poco di originalità.

Meridional si merita comunque una piena sufficienza e conferma che i Norma Jean siano una band estremamente valida musicalmente.


Post-it

http://www.myspace.com/normajean

Così i Bad Religion hanno deciso di festeggiare i loro trent'anni di carriera, regalandosi e regalandoci un tour mondiale col quale hanno avuto la possibilità di abbracciare tutti i loro fans.
La risposta del pubblico è stata eccezionale, eravamo in molti ad accogliere a Milano una delle band più incisive della scena punk-rock e lo show è stato sicuramente spettacolare; a partire dalla scelta della scaletta che ha ripercorso un po' tutta la loro discografia e proponendo grandi classici che ovviamente hanno scatenato l'entusiasmo dei molti presenti.
Appunto perchè sono numerosissime le persone che possono dare testimonianza di questo evento ed essendo sicuramente presenti molte recensioni in tutto il web, io personalmente vorrei focalizzare l'attenzione non tanto sulla cronistoria della serata, ma sul perchè questa band sia riuscita a lasciare un segno tanto indelebile.
Qui non si tratta di mode e tendenze anzi, tutto il contrario. A partire dal fatto che in trent'anni la musica è cambiata, e anche tanto, loro sono sempre riusciti a essere attuali pur mantenendo grande coerenza stilistica. Le melodie, autentiche quanto semplici e dirette, e i testi, mai banali e sempre di grande spessore, hanno influenzato e, ne sono certo, influenzeranno diverse generazioni.
Appunto i testi sono una delle caratteristiche di maggior impatto; le liriche di Greg e Mr. Brett hanno dato uno slancio fondamentale al movimento punk, scavalcando i classici slogan come “no future” e “fuck the government” imponendo una maggiore consapevolezza e maturità delle parole, esprimendo così il proprio disagio e il loro dissenso verso qualsiasi dogma attraverso un approccio estremamente scientifico, che non lascia spazio a banalità.
Posso persino azzardarmi ad affermare che il loro operato sia stato un concreto contributo al libero pensiero. La musica è qui strumento divulgativo di prospettive non convenzionali, è una critica senza censura e sempre di alto valore alla contemporanea realtà socio-politica. Fiero di esser stato presente, fiero di aver cantato, fiero di aver partecipato ad un compleanno storico. Grazie Bad Religion.

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Per i contenuti multimediali riguardanti la serata consigliamo l'ottimo www.badreligion.it

Party Smasher - 2010 


1."Farewell, Mona Lisa"
2."Good Neighbor"
3."Gold Teeth on a Bum" 
4."Crystal Morning"
5."Endless Endings" 
6."Widower" 
7."Room Full of Eyes"
8."Chinese Whispers"
9."I Wouldn't If You Didn't"
10."Parasitic Twins" 








Tanta attesa e tante aspettative hanno preceduto il neonato prodotto dei Dillinger Escape Plan che, concluso l'importante cammino con la Relapse Record, decidono di affidarsi alla loro Party Smasher. Le mie orecchie erano bramose di “divorare” l'ultima fatica di Weinman&Co. per appurare se veramente tutte quelle dichiarazioni fossero solo fumo negli occhi oppure annunciassero un vero capolavoro.

Lo stile Dillinger ormai lo si conosce, senza porsi alcun limite compositivo riescono a combinare hardcore, metal, grindcore, free jazz, rock e sembra che questo disco rientri a pieno nei parametri della band. Già nel precedente “Ire Works” si poteva notare un avvicinamento ad alcune sonorità un pò più orecchiabili, con qualche ritornello a richiamare le orecchie meno abituate a sonorità forti; qui la sempre ottima voce di Greg Puchato, perfettamente amalgamata ai fraseggi strumentali, alterna spesso la sua brutalità con melodie pattoniane appassionanti quanto dinamiche.
Assolutamente bisogna spendere una parola a favore dell'ultimo arrivato Billy Rymer, riuscito immediatamente ad inserirsi in questa macchina infernale, perfettamente integrato nello stile creativo dillingeriano facendo anche trasparire lievi sentori della sua estrazione rock.
Possiamo affermare che per l'ennesima volta i D.E.P hanno dato libero sfogo alle loro menti e senza badare alle critiche si sono lasciati trasportare totalmente dalle contaminazioni (ormai affezionato Weinmann all'ausilio dell'elettronica e del piano) affermandosi ancora un gruppo in continua evoluzione, mai statico, mantenendo integra la loro personalissima radice, unica e moderna.

Un album da ascoltare diverse volte per comprenderlo al meglio, ma le asimmetrie ritmiche, i continui saggi jazzistici e la potenza selvaggia di questa band non potranno che infine conquistarvi. Ottimo!


Post-it

http://www.myspace.com/dillingerescapeplan

The Bled – Heat Fetish

2010 – Rise Records


1.Devolver
2.Mouthbreather
3.Running through walls
4.Smoke Breaks      
5.Need New Conspirators      
6.Shouting Fire in a Crowded Room
7.Needs           
8.Meet Me in the Bone Orchard               
9.Crowbait       
10.When Exiting Your Vehicle           
11.Night Errors           
12.Crawling Home






Li avevamo lasciati con Silent Treatment quando, alla fine del tour, non si sapeva bene quale sarebbe stato il futuro della band.
Ebbene, sono tornati! Sì, ma non tutti; gran parte del cuore dei The Bled ha deciso di proseguire per altre strade. Brad Murray (basso), Josh Skibar (batteria) e Robbie Burbidge (chitarra) hanno così sostituito Darren Simoes , Mike Pedicone  e Ross Ott; un sconvolgimento piuttosto notevole della line-up se si pensa che gli ormai ex erano presenti fin dall'esordio con Pass The Flask.


I nuovi arrivati si sono messi subito al lavoro e Heat Fetish è il prodotto della nuova era dei The Bled. Seppur la matrice rimanga la stessa, si parte sempre dal classico post-hardcore, salta subito all'occhio (nello specifico caso all'orecchio) una generale marcata pesantezza di suono.
Le chitarre ostentano un po' più di tecnica con alcuni riff che tendono timidamente la mano al metalcore; ogni tanto sembra di ritrovare note leggermente prog, ma anche sonorità che passano dagli ultimi Every Time I Die ai Converge.
Anche l'originale voce di James Muñoz si è fatta contagiare così che, in alcuni tratti, dà sfogo ad uno scream molto distorto e un po' più cupo che sottolinea come si voglia intraprendere un cammino leggermente diverso da quello percorso fino ad ora.


Tirando le somme, mi sembra ci sia stata una leggera omologazione dei suoni a discapito del sound che li caratterizzava, perdendo così un po' di personalità.


Post-it

http://www.myspace.com/thebled  


 

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