2009 - A Wolf At Your Door
1 Dead to Me
2 The Tightrope
3 Desolate
4 The New Face of Revenge
5 Night of the Long Knives
6 The Echo Verse
7 The Resurgent
8 You Cried Wolf
9 The Death of Thieves
10 Solice
11 The Last Rise of the Fallen King
Bravi, veramente bravi questi ragazzi!
Per chi ha già ascoltato l' EP di esordio (Nightmares Of The Ocean) sa cosa aspettarsi, anche perchè in The Echo Verses la band ripropone la maggior parte dei brani contenuti nell' EP; per chi invece non avesse mai sentito parlare di loro, i The Arusha Accord offrono un ben strutturato prog-core, elegante e opportunamente prodotto.
Direi che la tecnica non manca proprio a questa giovane band inglese, ogni strumento è molto presente in ogni pezzo e le due voci esibiscono un buon urlato che non si priva di sfoghi melodici, a tratti leggermente commerciali.
Le loro influenze metal danno un' impronta significativa all'esecuzione che rischia però di farli risultare dei bravissimi scolaretti che hanno eseguito alla perfezione la lezione del giorno.
Nell'esagerata pulizia generale sembra manchi un pizzico di sudore e rabbia.
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http://www.myspace.com/thearushaaccorduk
Etichette: prog-core, recensione, The Arusha Accord
2007 - Rizoma Produzioni
1. Disfonia
2. Inconsiderata Putrefazione
3. Abbandono La Mia Volontà
4. Quando Non Ci Sei
5. Al Punto Di Non Ritorno
Che bella notizia scoprire che dall'underground italiano, ogni tanto, vengono fuori band di questo tipo! I giovani Storm{o} propongono un post-hardcore che ricorda molto i Botch con frequenti richiami math-core ben strutturati stile Dillinger Escape Plan.
Ad avvicinarsi a questo genere in maniera avventata si rischia spesso di non riuscire a far comprendere al pubblico le proprie intenzioni, ma questo non è proprio il caso della band bellunese che, perfettamente consapevole dei propri mezzi, concepisce un demo articolato e sorprendentemente maturo.
Apprezzandoli dal vivo si può percepire tutto il nervosismo rabbioso che scaturisce dall'urlato (in italiano) e dagli ottimi fraseggi chitarra-batteria; un risultato che nettamente si discosta dalle solite banalità sonore che ci siamo abituati a sentire ultimamente.
Complimenti, continuate così!
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Etichette: math-core, post-hardcore, recensione, Storm{o}
2009 - Epitaph Record
1. "Roman Holiday"
2. "The Marvelous Slut"
3. "Who Invited the Russian Soldier?"
4. "Wanderlust"
5. "For the Record"
6. "White Smoke"
7. "Turtles All the Way Down"
8. "Organ Grinder"
9. "Host Disorder"
10. "After One Quarter of a Revolution"
11. "The Sweet Life"
12. "Buffalo 666"
13. "Goddamn Kids These Days"
Dopo anni di militanza tra le file della Ferret Music i ragazzi di Buffalo fanno il salto di qualità passando alla Epitaph per la pubblicazione del loro quinto e ultimo full-length.
New Junk Aesthetic è una conferma dello stile inconfondibile degli ETID, possiamo farli cambiare etichetta, trasferirli al polo sud o farli suonare a testa in giù che loro continueranno a proporci il loro personalissimo post-hardcore dalle sfumature southern-rock. Forse è proprio questo il punto debole di un album dalle troppe poche novità.
Il cantante Keith ha lavorato molto sulla voce ed i benefici si possono sentire, l'addio alla band di Michael Novak con l'arrivo del nuovo batterista Ryan Leger non ha sconvolto più di tanto la situazione e l'attitude è rimasta sempre quella, così che questo sembra semplicemente un prolungamento dei precedenti lavori.
Senza ombra di dubbio questa band è sempre riuscita ad offrirci degli ottimi album, per non dire dei capolavori, ed il fatto che non sia cambiato nulla assolutamente non sconforta i fans, ma diciamo che qualche innovazione non sarebbe guastata per mettere un po' di pepe.
Da sottolineare la partecipazione di alcuni ospiti illustri come Greg Puchato (Dillinger Escape Plan), Pete Wentz (Fall Out Boy) e Matt Caughthran (The Bronx).
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http://www.myspace.com/everytimeidie
Etichette: every time i die, post-hardcore, recensione
- Since We've Been Wrong
- Teflon
- Halo of Nembutals
- With Twilight As My Guide
- Cotopaxi
- Desperate Graves
- Copernicus
- Luciforms
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http://www.themarsvolta.com/
Etichette: Mars Volta, prog-rock, recensione
2 - Aggressive
3 - Together We Become Forever
4 - Staring At The Sound
5 - I Should Have Known You Would
Nel corso degli anni il chitarrista John LaMacchia (Candiria) è riuscito a far incontrare Greg Puchato (The Dillinger Escape Plan/voce), Jeff Caxide (Isis/basso) e Julie Christmas (Mad Out of Babies e Battle of Mice/voce) riuscendo così a formare gli Spylacopa, uno studio project mica da ridere essendo composto da queste forti personalità.
La band si presenta con l'omonimo EP composto da 5 pezzi; se si prende singolarmente ognuno di questi se ne può apprezzare assolutamente la bellezza, conferma della grande esperienza dei singoli, ma nell'insieme la scaletta mi ha dato l'impressione di essere poco omogenea. Ogni personalità riesce a dare, in modo molto positivo, il proprio contributo e impronta, non definendo però un' identità globale.
Ascolto consigliato! Sentiremo sicuramente parlare di loro in futuro.
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http://www.myspace.com/spylacopa
Etichette: post-metal, recensione, Spylacopa
- moved as mountains, dreamt of by the sea
- bright lights
- knees, toes, teeth
- canyons of static
- split the atom
- neptune
- small mercies
- nobody likes a hero
- running on empty
- fed to the ocean N
- good old fashioned loss
E' come se dall'Inghilterra si alzasse un bel “vaffanculo” rivolto verso tutta quella brodaglia di roba da teenager che cercano di propinarci dagli U.S.A..
I Ghost of a Thousand si rivolgono al pubblico con un bel post-hardcore ruvido, ricco di inflenze rock e un po' di punk, in piena scuola Refused; proprio questa affinità è coronata dalla produzione di Pelle Gunnerfeldt (Refused, The Hives). L'ottimo screamo è accompagnato da una buona coesione tra chitarra e batteria: i riff, spesso divertenti, mantengono sempre abbastanza alto il tiro delle canzoni.
I ragazzi di Brighton hanno mantenuto sicuramente lo stile del loro precedente album di debutto (This Is Where the Fight Begins) acquistando comunque un po' di maturità in più che ha solo arricchito e migliorato quest'ultimo lavoro. Insomma, un ascolto consigliato a tutti, 11 tracce di buon post-hardcore di stampo europeo.
http://www.myspace.com/theghostofathousand
Etichette: hardcore, recensione, The Ghost of a Thousand
Ecco il nuovo bellissimo video di "Wanderlust" degli Every time i die:
Etichette: every time i die, news
The dillinger escape plan live@Velvet (Rimini) - 08/07/09
0 commenti Pubblicato da Shinfo alle 08:08
Purtroppo, a causa di qualche intoppo eno-gastronomico e della proverbiale ospitalità del popolo romagnolo, sono arrivato un po' in ritardo per riuscire a vedere tutte le bands addette ad aprire la serata; giusto il tempo di prendere confidenza con il locale, bere una birra, ed ecco che fanno il loro ingresso sul palco cinque folli barbuti della North Carolina.
I Valient Thorr partono subito alla carica con la loro attitude tutt'altro che banale conquistando immediatamente il pubblico. Propongono un mix di heavy metal, punk e hardcore ben amalgamato da un'energia che farebbe invidia ad un sacco di gruppi molto più giovani anagraficamente di loro; un sound ruvido e deciso ha portato, con un pizzico di irriverenza, l'euforia ed il sorriso (a quanto pare i gruppi che li hanno preceduti non hanno brillato).
Grandi applausi per l'ottima performance ma è arrivato ora il momento più atteso, stanno per salire in cattedra Weinman&co.
Un intro pieno di suspense precede Panasonic Youth e 43% Burnt scatenando immediatamente la folla purtroppo non molto numerosa (considerando anche che era l'unica data italiana!).
Queste belve da palco sono furiose: il carisma di Greg Puchato si fa sentire e le chitarre non perdono occasione di saltare e correre ovunque non perdendo di velocità e precisione nell'esecuzione. Greg sembra in qualche istante un po' spaesato poiché non riesce a trovare appigli ai quali è solito arrampicarsi e appendersi, ma non avrei voluto essere nei panni del fonico nei diversi momenti in cui si è divertito a saltare sulle casse e scalciarle, cercando di piantarci dentro il microfono. Proprio per questo motivo posso dire che la resa acustica non è stata delle migliori, a tratti si avvertiva un po' di confusione nei suoni, ma tutto ciò fa parte del gioco.
I complimenti è doveroso farli anche al nuovissimo acquisto in casa Dillinger, il batterista Billy Rymer (The Rivalry). Non è facile catapultarsi nel giro di pochi mesi nei live dei DEP, ma direi che è riuscito subito ad entrare nell'ottica eseguendo ogni pezzo senza problemi. Non si può nascondere la mancanza di scioltezza e compostezza che caratterizzava i suoi due predecessori, ma sostituire due fenomeni come Chris Pennie e Gil Sharone non è asolutamente un compito facile!
Beh, tirando le somme di questa serata, posso dire che abbiamo avuto la fortuna di conoscere meglio i Valient Thorr e si può tranquillamente affermare che i The Dillinger Escape Plan non hanno affatto deluso le aspettative dimostrando ancora una volta la nomea di band live più devastante del pianeta.
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http://www.myspace.com/dillingerescapeplan
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- Night letters
- Supporting caste
- Tertium non datur
- Dear coach's corner
- This is your life
- Human(e) meat(the flensing of Sandor Katz)
- Potemkin city limits
- The funeral procession
- Without love
- Incalculable effects
- The banger's embrace
- Last will & testament
I Propagandhi sono come una buona bottiglia di vino rosso, gli anni non li consumano affatto anzi, ad ogni nuovo lavoro riescono sempre a dare qualcosa di più, pur mantenendo, ed è proprio questo il bello, il loro sound inconfondibile ormai marchio di fabbrica. E' vero che con l'ultimo lavoro (Potemkin City Limits) si è potuta notare una vena leggermente più melodica rispetto ai primi album della band ed è vero che con Supporting Caste questa tendenza è confermata, seppur in maniera molto più blanda, ma l'attitude rimane sempre quella: velocità, potenza e tanta coerenza per una delle band più intelligenti e impegnate del panorama musicale mondiale.
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propagandhi.com
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