- Night letters
- Supporting caste
- Tertium non datur
- Dear coach's corner
- This is your life
- Human(e) meat(the flensing of Sandor Katz)
- Potemkin city limits
- The funeral procession
- Without love
- Incalculable effects
- The banger's embrace
- Last will & testament
E' dal 1986 che dalle più remote distese delle praterie canadesi si alza la voce potente e incazzata di Chris Hannah&Co. che ancora una volta ci propongono un bella scarica di sano hardcore; quell'hardcore impegnato ed energico, con qualche sfumatura heavy metal, e questa volta arricchito di un nuovo componente: David “The Beaver” Guillas (chitarrista).
I Propagandhi sono come una buona bottiglia di vino rosso, gli anni non li consumano affatto anzi, ad ogni nuovo lavoro riescono sempre a dare qualcosa di più, pur mantenendo, ed è proprio questo il bello, il loro sound inconfondibile ormai marchio di fabbrica. E' vero che con l'ultimo lavoro (Potemkin City Limits) si è potuta notare una vena leggermente più melodica rispetto ai primi album della band ed è vero che con Supporting Caste questa tendenza è confermata, seppur in maniera molto più blanda, ma l'attitude rimane sempre quella: velocità, potenza e tanta coerenza per una delle band più intelligenti e impegnate del panorama musicale mondiale.
I Propagandhi sono come una buona bottiglia di vino rosso, gli anni non li consumano affatto anzi, ad ogni nuovo lavoro riescono sempre a dare qualcosa di più, pur mantenendo, ed è proprio questo il bello, il loro sound inconfondibile ormai marchio di fabbrica. E' vero che con l'ultimo lavoro (Potemkin City Limits) si è potuta notare una vena leggermente più melodica rispetto ai primi album della band ed è vero che con Supporting Caste questa tendenza è confermata, seppur in maniera molto più blanda, ma l'attitude rimane sempre quella: velocità, potenza e tanta coerenza per una delle band più intelligenti e impegnate del panorama musicale mondiale.
Verdetto finale: senza ombra di dubbio quest' album è un capolavoro!
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propagandhi.com
Etichette: hardcore, propagandhi, recensione
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